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La Prova Antropica dell’Esistenza di Dio

Evidence for God from Fine Tuning (The Anthropic Argument)

La nostra origine e il nostro scopo
Mentre ci sono tante argomentazioni convincenti dell’esistenza di Dio, stiamo per esaminarne una che ha delle implicazioni particolari, non solo per quanto riguarda Dio come il “Progettista” dell’universo, ma anche per lo scopo della nostra esistenza. È comune pensare che gli scienziati, i matematici e altre persone intelligenti siano sempre contrari al concetto di Dio. Ma in realtà, quando quelli che studiano l’universo si rendono conto dell’incredibile maestà e dell’immensa complessità delle loro scoperte, non possono fare altro che descriverlo in termini quasi teologici. I primi astronauti, dopo aver visto il nostro pianeta dallo spazio, vennero alla conclusione che un Dio onnipotente era il creatore di tutto ciò che si vede nell’universo. Nel momento in cui cominciamo a considerare la grandezza e la complessità del nostro universo, ci troviamo di fronte a una domanda cruciale.

La prova “antropica” dell’esistenza di Dio
Alcuni forse potrebbero pensare che la domanda sia: “Da dove siamo venuti?” Quella è certamente una domanda ragionevole. Ma insieme alla domanda riguardo alle nostre origini, ce n’è un’altra altrettanto importante: “Perché siamo qui?” Se la prova cosmologica e la prova teleologica affermano che una “Causa Non Causata,” oppure un “Progettista Non Progettato” sono la spiegazione più razionale dell’universo, ha molto senso anche chiedere: “Perché ci ha creato? Qual è lo scopo della nostra esistenza?” L’argomentazione che stiamo per proporre affronterà tutte e due queste domande, il “Da dove?” e anche il “Perché?” Quindi, a differenza delle altre prove, questa non dimostra soltanto l’esistenza di Dio ma anche rivela il significato della nostra esistenza. Questa prova si chiama la prova “antropica.” Eccola qui:

1. Il nostro universo è sintonizzato e sistemato in modo preciso affinché (1) la vita possa esistere e (2) quella vita possa esaminare l’universo.

2. Le precise impostazioni necessarie per la vita non possono essere il risultato del caso, della probabilità o della necessità.

3. Quindi, le impostazioni dell’universo sono dovute a un Progettista, Dio, che ha creato l’universo e anche noi per uno scopo specifico.

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Quest’argomentazione è stata anche chiamata la prova del fine-tuning. Antony Flew, il famoso ateo britannico che poi diventò teista, spiega il concetto del fine-tuning così nel suo libro Dio Esiste:

“La teoria del fine-tuned Universe si fonda sul fatto che le condizioni che rendono possibile la vita nel nostro universo si verificano esclusivamente quando alcune costanti fisiche fondamentali si trovano in un ristretto ambito di valori. Sicché, in presenza una pur minima variazione di una sola di tali costanti fondamentali, nell’universo non sarebbero potute esistere e svilupparsi né la materia, né le strutture astronomiche elementari ed ancor meno la varietà degli elementi e le molteplici forme di vita così come sono attualmente osservate e comprese.” (Antony Flew, Dio Esiste; 2010 Alfa & Omega, p. 122)

Come al solito, le premesse di un’argomentazione sono di vitale importanza. Se possiamo dimostrare che l’universo è sintonizzato e sistemato in modo preciso, possiamo seguire il filo logico fino alla conclusione che esiste un Dio che ci ha creato per un motivo specifico. Se possiamo dimostrare che l’universo è sintonizzato e sistemato in modo preciso, possiamo seguire il filo logico fino alla conclusione che esiste un Dio che ci ha creato per un motivo specifico. Click To Tweet

Casuale o intenzionale?
Ci sono due modi per rispondere alla questione della nostra esistenza. Prima, possiamo attribuire la nostra esistenza a una serie casuale di cause ed effetti. Secondo quest’ipotesi, la terra è il risultato di un processo casuale e noi siamo soltanto i prodotti del caso. Di conseguenza, il nostro mondo è solo uno dei tanti simili e siamo piuttosto “comuni” nell’universo. L’altra possibilità dice che la nostra esistenza è dovuta a un progetto intenzionale. Secondo questo punto di vista, siamo stati “collocati” specificamente nella nostra galassia nell’universo. La nostra posizione è stata determinata secondo un’intenzione e un progetto. Siamo unici nell’universo! È subito evidente che c’è una grande differenza tra queste due idee!

I filosofi antichi tendevano a concepire la terra come il centro dell’universo. Infatti, per 1800 anni, i primi scienziati e cosmologi credettero che la terra fosse ferma mentre il sole, la luna e le stelle le ruotassero attorno. Poi, nel 1543, l’astronomo polacco Niccolò Copernico scrisse il suo libro intitolato La Rivoluzione dei Corpi Celesti, e così avviò una vera rivoluzione nel pensiero occidentale. Copernico sostenne che in realtà, è la terra che orbita attorno al sole, insieme con gli altri pianeti del sistema solare. Gli scienziati cominciarono a concepire la natura dell’universo secondo le idee di Copernico e si allontanarono dal concetto della terra come centro dell’universo.

Più si esplorò l’universo, più si capì la piccolezza dell’umanità rispetto all’immensità dello spazio. Nell’estate del 1977, gli Stati Uniti intrapresero un’importante missione scientifica quando lanciarono due sonde spaziali, la Voyager 1 e la Voyager 2. Queste due sonde furono destinate alle estremità del sistema solare, focalizzati sui pianeti composti di gas. Per tredici anni queste sonde esplorarono i pianeti più distanti dalla terra. Mandarono indietro migliaia di fotografie, tra le quali la più interessante fu trasmessa il 14 febbraio 1990. La Voyager 1 si avvicinò al confine del sistema solare, poi si girò verso il sole e scattò un’immagine della terra a una grande distanza. Da quel punto di vista, la terra appariva come un puntino in un grande fascio di luce. Quando i cosmologi esaminarono queste fotografie, adoperarono l’idea che la terra non era altro che un puntino irrilevante nell’enorme distesa dello spazio. Certamente non era qualcosa di speciale; si trattava solo di un altro pianeta abitabile in quello che presumevano fosse un universo infinito.

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Siamo solo uno tra tanti altri?
Dopo un po’ di tempo, questo concetto diventò molto popolare. Gli scrittori della fantascienza dello scorso secolo presero tanti spunti dall’idea che la vita potesse esistere su altri pianeti nell’universo. La nozione di migliaia di altri mondi come il nostro fu accettata da molti. La maggior parte degli scienziati osservò il gran numero delle galassie e ipotizzò che una tale quantità di sistemi solari rendesse probabile la teoria dell’esistenza di tanti altri pianeti nell’universo in grado di sostenere la vita come la terra. Così, molti scienziati vennero a considerare la terra come un pianeta comune, simile a tanti altri che si trovano nell’universo.

Infatti, si sviluppò l’idea che la terra è in realtà un pianeta piuttosto mediocre rispetto agli altri pianeti nell’universo. Questo concetto poi diventò il “principio della mediocrità.” Secondo questo principio, la nostra posizione nell’universo non è affatto eccezionale o particolare. Di conseguenza, non dobbiamo crederci speciali in qualche modo e, quindi, non dobbiamo neanche pensare che l’universo sia stato creato per provvedere alle nostre esigenze. Questa teoria fu propagata negli anni Settanta e Ottanta da Carl Sagan, un astronomo molto famoso e rispettato. Dopo aver visto l’immagine della terra trasmessa dal Voyager 1, egli scrisse nel suo libro intitolato Pale Blue Dot (Pallido Puntino Azzurro):

“A causa delle riflessione della luce del sole, la terra sembra stare nel fascio di luce, come se avesse qualche significato speciale. Me è soltanto la conseguenza casuale della geometria e dell’ottica. Guarda ancora quel puntino. Quello è qui, la nostra casa. Quel puntino siamo noi. La nostra ostentazione, la nostra importanza immaginaria, l’illusione che abbiamo un posto privilegiato nell’universo, tutte queste idee sono sfidate da questo puntino di luce pallida. Il nostro pianeta è un granello solitario nel grande buio cosmico che inghiottisce tutto.”

A questo punto, dobbiamo chiederci: È possibile che ci siano altri pianeti come il nostro? Sembra veramente possibile data l’immensità dell’universo!

Nessun altro segno di vita
Da molto tempo, alcuni scienziati cercano dei segni della vita nell’universo. Dal 1960, il progetto SETI (La ricerca dell’intelligenza extraterrestre) guarda il cosmo, ascoltando attentamente per sentire qualcosa che si può interpretare come un segno della vita intelligente. Ma in tutti questi anni, nessuno ha mai visto o sentito niente che potrebbe indicare l’esistenza della vita extraterrestre. Data l’antichità dell’universo, se un’altra civiltà esistesse da qualche parte dell’universo, certamente sarebbe progredita al punto da poterci contattare. Se ci fossero altri esseri intelligenti come noi, non sarebbe logico pensare che forse ne avremmo già trovato qualche segno? Secondo gli scienziati, l’universo è così antico che loro hanno avuto abbastanza tempo da potersi sviluppare oltre alle nostre capacità. Perché ancora non abbiamo visto o sentito niente?

Le forze necessarie
La risposta a questa domanda potrebbe essere proprio di fronte a noi. Si potrebbe trovare nella scienza. Adesso sappiamo che c’è una molteplicità di forze nell’universo che sono precisamente calibrate per creare condizioni sufficienti per la vita. Le leggi che determinano la massa dell’elettrone, la massa atomica, la massa del protone, la forza nucleare forte, la forza nucleare debole, la velocità della luce, la costante cosmologica, la gravità e la massa dell’universo e tante altre cose ancora sono specificamente sintonizzate per governare l’universo e rendere possibile la vita.

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Se solo una di queste forze dovesse cambiare minimamente, l’impatto sulla vita sarebbe catastrofica. Se, per esempio, la forza della gravità aumentasse della percentuale più piccola, i grandi organismi non potrebbero esistere sul nostro pianeta. Sarebbero schiacciati sotto il proprio peso. La vita primitiva, come i batteri, potrebbero esistere in un ambiente così, ma niente come gli organismi invertebrati che vediamo. Ci sono dei requisiti per la vita nel nostro universo, e queste leggi li determinano. Per l’esistenza della vita, ci dev’essere un’armonia perfetta tra le leggi e le forze dell’universo. Più scopriamo, più ci accorgiamo che, benché l’universo sia molto vasto, è molto improbabile che ci sia un altro pianeta in grado di soddisfare le condizioni necessarie per sostenere la vita. Questo è perché le condizioni necessarie sono così ristrette che non ci sono abbastanza pianeti nell’universo per superare l’improbabilità statistica che la vita possa esistere su di essi. In breve, i requisiti per la vita sono troppo difficili! Consideriamo alcuni di questi requisiti.

L’acqua
Prima di tutto, l’acqua dev’essere presente sul pianeta per sostenere la vita. Le proprietà chimiche dell’acqua sono perfettamente adatte per organismi di carbonio. L’acqua è in grado di dissolvere e di trasportare tutti gli nutrienti che vengono utilizzati dagli organismi. Ha anche la capacità ineguagliata di assorbire il calore del sole, un processo che è cruciale per regolare la temperatura della superficie del pianeta.

La distanza dal sole
La presenza dell’acqua è legata a un altro importante fattore necessario per la vita: la distanza tra il pianeta e la stella più vicina. Per permettere la vita, il pianeta non dev’essere troppo vicino alla stella perché l’acqua non evapori, e non dev’essere troppo lontano dalla stella affinché l’acqua non   diventi ghiaccio. Nel nostro sistema solare, c’è una zona abitabile che esiste intorno al sole, una fascia che inizia ben oltre l’orbita di Venere e termina poco prima dell’orbita di Marte. Se la terra si dovesse avvicinare al sole solo il 5% della sua distanza attuale, tutta l’acqua evaporerebbe. Dall’altra parte, se la terra si allontanasse dal sole solo il 20% della sua distanza attuale, tutta l’acqua gelerebbe. Mentre alcune forme semplici della vita potrebbero sopravvivere in tali condizioni, non potrebbe esistere la vita complessa che si trova sulla terra.

La crosta terrestre
Oltre a questi due fattori, i pianeti abitabili devono avere un carattere “terrestre.” In altre parole, la crosta del pianeta deve soddisfare alcuni requisiti precisi per permettere la vita. Sulla terra, la crosta terrestre è molto sottile. Ma se la crosta della terra fosse più spessa, non potrebbe verificarsi il fenomeno chiamato “il riciclo delle placche tettoniche.” Il nostro pianeta è ricoperto di una sottile crosta terrestre, di una profondità da sei a trentadue chilometri. Questa crosta è suddivisa in grandi placche che si spostano in continuazione. Questo spostamento è necessario per regolare la temperatura interna del pianeta, per riciclare il carbonio, per mescolare gli elementi chimici di cui gli organismi viventi hanno bisogno, e per formare i continenti. La profondità della crosta terrestre deve avere lo spessore perfetto per sostenere la vita.

Il campo magnetico
La profondità della crosta terrestre è importante anche per un altro motivo. Sotto la crosta della terra, il movimento di ferro liquido crea un campo magnetico attorno al pianeta. Questo campo magnetico protegge la terra dai venti solari del sole. Se il nostro pianeta fosse più piccolo, o se il campo magnetico fosse più debole, questi venti toglierebbe completamente l’atmosfera.

L’atmosfera di ossigeno e di azoto
Il campo magnetico è indispensabile per preservare un altro fattore necessario per la vita, cioè l’atmosfera. Alla vita complessa serve un’atmosfera composta d’ossigeno e d’azoto. Quanto volte abbiamo visto nei film di fantascienza in cui i personaggi devono controllare la composizione dell’atmosfera di un certo pianeta prima di togliersi la tuta spaziale? Per permettere la vita complessa di carbonio, l’atmosfera deve avere la giusta miscela d’ossigeno e d’azoto, e quest’atmosfera dipende da tutta una serie di altri elementi che abbiamo già discusso, come la distanza dal sol e il campo magnetico.

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Una luna grande
Per un pianeta con le dimensioni della terra, la nostra luna è particolarmente grande. Ma se non ci fosse la luna, non ci saremmo neanche noi. La grandezza della luna è una quarta di quella della terra, e di conseguenza la forza di gravità che esercita stabilizza l’angolo dell’asse della rotazione della terra a ventitré gradi e mezzo. Questo assicura che i cambiamenti stagionali siano relativamente temperati. La terra è l’unico pianeta nel nostro sistema solare con un clima abbastanza mite per sostenere la vita complessa.

Una stella perfetta
Oltre a tutto ciò, un pianeta deve avere una stella come il nostro sole per permettere la vita. Il sole è classificato come una nana di tipo spettrale G2, stella di sequenza principale. Se il sole fosse più piccolo, come il 90% delle stelle nella galassia, la zona abitabile sarebbe molto più ristretta e più vicina al sole. Per stare nei confini della zona abitabile, anche la terra dovrebbe essere più vicina al sole. Ma se questo fosse il caso, l’attrazione gravitazionale del sole fermerebbe l’orbita della terra. In questa situazione, un lato della terra sarebbe sempre rivolto verso il sole e di conseguenza sarebbe troppo caldo per la vita. L’altro lato della terra rimarrebbe bloccato dall’altra parte e quindi sarebbe troppo freddo per la vita. Tutto questo significa che è necessaria una stella del tipo giusto e delle dimensioni perfette per permettere la vita.

In breve, abbiamo visto che ci sono tanti requisiti indispensabili per l’esistenza della vita sulla terra. Abbiamo esaminato solo sette di questi fattori, ma gli scienziati ne hanno scoperti circa venti. Per determinare la probabilità dell’esistenza della vita da qualche altra parte dell’universo, dobbiamo semplicemente moltiplicare le probabilità che ognuna di queste condizioni si verifichi, e che tutte quante si verifichino insieme. Se si assegna una probabilità molto conservatrice a ogni fattore, come 1 su 10 (in realtà le probabilità sarebbero molto di meno), quando le moltiplichiamo insieme, la probabilità che ne risulta è uno su un quadrilione. Pensa, la probabilità che la vita si trovi da qualche altra parte dell’universo è uno su un quadrilione. Possiamo dire che la vita “extraterrestre” è altamente improbabile.

Le improbabilità impossibili
La situazione si complica ancora di più quando consideriamo il numero delle stelle nell’universo. Gli scienziati stimano che ci siano 100 miliardi di stelle nell’universo, ma secondo i nostri calcoli conservatori, la probabilità di trovare un altro pianeta in grado di sostenere la vita è uno su un quadrilione! Il numero di stelle non basta per superare quest’improbabilità. Infatti, l’improbabilità che il nostro pianeta sia abitabile sembra impossibile alla luce di tutti le condizioni necessarie. Dev’essere già ovvio che la probabilità che la terra sia abitabile è così poca che non potrebbe mai esserlo per caso. L’improbabilità è così grande che dobbiamo meravigliarci che tutti i requisiti si verificano sul nostro pianeta!

Ma questo è proprio quello che Dio ci ha già detto. Prima di tutte queste scoperte scientifiche, Dio aveva già rivelato che le improbabilità sono così sfavorevoli che la sua esistenza è l’unica logica spiegazione dell’universo e del nostro mondo.

Salmo 115:15-16
“Siate benedetti dal Signore, che ha fatto il cielo e la terra. I cieli sono i cieli del Signore, ma la terra l’ha data agli uomini.”

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Giobbe 38:1, 4-6, 8-10, 24-25, 31-33
“Allora il Signore rispose a Giobbe…Dov’eri tu quando io fondavo la terra? Dillo se hai tanta intelligenza. Chi ne fissò le dimensioni, se lo sai, o chi tirò sopra di essa la corda da misurare? Su che furono poggiate le sue fondamenta, o chi ne pose la pietra angolare?…Chi chiuse con porte il mare balzante fuori dal grembo materno, quando gli diedi le nubi come rivestimento e per fasce l’oscurità, quando gli tracciai dei confini, gli misi sbarre e porte?…Per quali vie si diffonde la luce e si sparge il vento orientale sulla terra? Chi ha aperto i canali all’acquazzone e segnato la via al lampo dei tuoni…Puoi tu stringere i legami delle Pleiadi, o potresti scogliere le catene d’Orione? Puoi tu, al suo tempo, far apparire le costellazioni e guidare l’Orsa maggiore insieme ai suoi piccini? Conosci le leggi del cielo? Regoli il suo dominio sulla terra?”

Una volta affrontata la prima domanda: “Da dove siamo venuti?” dobbiamo cercare una risposta alla seconda: “Perché siamo qui?” La Bibbia ci dà la risposta:

Colossesi 1:16-17
“Poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.”

Dio ci dice che siamo stati creati (1) da lui e (2) per lui. Dio afferma di averci creato per uno scopo e quello scopo è di conoscere lui. Ma è possibile confermare tutto questo attraverso la scienza? Dio afferma di averci creato per uno scopo e quello scopo è di conoscere lui. Ma è possibile confermare tutto questo attraverso la scienza? Click To Tweet

Tutto è iniziato con l’eclissi solare
Tempo fa, gli scienziati notarono qualcosa mentre guardavano un’eclissi solare. Questo fenomeno accade quando la luna s’infila tra il sole e la terra in modo da nascondere il sole alla nostra vista. Questo fenomeno non succede in tutto l’universo. Perché si verifichi un’eclissi solare, la luna di un determinato pianeta deve avere le perfette dimensioni e deve trovarsi alla giusta distanza dal pianeta per poter apparire tanto grande quanto la stella dalla prospettiva di un osservatore sul pianeta. Questo è infatti la situazione della terra e della luna. Si tratta di un caso? È possibile che la luna sia così grande per un motivo?

Infatti, l’opportunità di osservare l’eclissi totale del sole è importante per quanto riguarda la nostra capacità di osservare l’universo e di capire le sue leggi. Per esempio, nel mese di maggio del 1919, un gruppo di astronomi sotto la direzione di Arthur Eddington riuscì a fotografare il sole e le stelle adiacenti durante un’eclissi. Dopo aver esaminato le immagini, riuscirono a confermare che la gravità del sole faceva piegare la luce emessa dalle stelle distanti proprio all’angolo predetto da Einstein, e così verificarono la sua teoria di relatività.

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La ricetta per l’osservazione
Inoltre, le eclissi solari ci hanno permesso di capire la composizione chimica dell’universo. Fu durante un’eclissi che lo “spettro flash” fu osservato per la prima volta attraverso un prisma. Quando fu osservato nel 1870, eravamo finalmente in grado di capire la struttura della superficie del sole (la cromosfera) in base ai colori emessi da tutte le chimiche nello spettro flash. Fu anche il momento in cui si scoprì l’elio per la prima volta. Ora sappiamo che possiamo esaminare lo spettro della luce emessa da stelle distanti per determinare la loro composizione chimica. Non saremmo stati capaci di fare queste scoperte senza la possibilità di osservare l’eclissi solare dalla terra. Prima, abbiamo detto che sul nostro pianeta troviamo la ricetta perfetta per permettere la vita complessa. Ma adesso vediamo che qui si trova la ricetta perfetta anche per scoprire e per imparare la natura del nostro universo.

La luna con le dimensioni perfette
Il primo elemento necessario alle scoperte scientifiche dell’universo è una luna con le perfette dimensioni che ci permette di osservare lo spettro flash e di verificare altre teorie scientifiche.

Il giusto tipo di radiazione
C’è un altro “ingrediente” importante per le scoperte scientifiche dell’universo. Ci dev’essere la radiazione, ma di un certo tipo. Il nostro pianeta è costantemente bombardato dalla radiazione proveniente dal sole e dalle stelle di galassie distanti. Questa radiazione ci raggiunge in una varietà di lunghezze d’onda. Ma solo la radiazione che è visibile a noi è utile per vivere e per eseguire la ricerca scientifica. Ma questo è proprio il tipo di radiazione che ci arriva!

L’atmosfera sottile
Inoltre, ci vuole un’atmosfera come la nostra che non è piena di gas di grande spessore. L’atmosfera dev’essere trasparente senza troppo carbonio. La nostra atmosfera, infatti, è composta degli elementi giusti nelle proporzioni corrette per sostenere la vita e per permetterci di vedere e di osservare l’universo.

La posizione nella galassia
Consideriamo ancora un altro requisito molto interessante, cioè la nostra posizione nella galassia. La nostra galassia, chiamata la Via Lattea, ha la forma di una galassia spirale barrata. Il centro della galassia è un nucleo dal quale si estendono i bracci a spirale. La nostra posizione nella galassia è importante. Ci troviamo quasi in mezzo tra il centro e il bordo. Ci sono tanti pericoli nella galassia e, se la terra fosse più vicina al nucleo, sarebbe in un posto ostile, pieno di attività stellare e di supernove. Sarebbe anche troppo vicino al buco nero che si trova al centro! Inoltre ci sono i raggi gamma, i raggi X e tanta radiazione elettromagnetica. Ma se la terra fosse troppo lontana dal centro, vicino al bordo, non ci sarebbero abbastanza ferro, magnesio, silicio e ossigeno per creare un mondo come il nostro. In realtà, il nostro sistema solare è perfettamente situato, non troppo vicino né troppo lontano dal centro della galassia. In più, ci troviamo nello spazio tra due dei bracci a spirale, in una posizione che ci permette di avere una visione chiara del resto dell’universo quando non guardiamo il bordo del braccio che ci sta davanti. Se la terra fosse dentro uno di questi bracci o più vicina alle zone della galassia dove i gas e le stelle sono più strettamente condensati, non avremmo la possibilità di osservare l’universo come possiamo!

In conclusione, abbiamo visto che ci sono tanti fattori necessari per poter osservare l’universo. È molto interessante imparare che tutte queste condizioni sono esattamente le stesse che sono indispensabili per la vita nell’universo. Non si tratta di un caso. Siamo stati specificamente e specialmente messi dove siamo per fare qualcosa. Siamo qui per scoprire la natura dell’universo. Perché? Quando consideriamo l’universo, veniamo alla conclusione che Dio esiste!

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Dio ci dice perché siamo qui
Non dobbiamo soltanto guardare l’universo per scoprire lo scopo della nostra esistenza. Dio ci ha già detto di averci creato per un obiettivo speciale, cioè per considerare la sua creazione e per conoscere Lui personalmente:

Atti 14:15-17
“Vi predichiamo che da queste vanità vi convertiate al Dio vivente, che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi. Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la propria via, senza però lasciare se stesso privo di testimonianza, facendo del bene, mandandovi dal cielo pioggia e stagioni fruttifere, dandovi cibo in abbondanza, e letizia nei vostri cuori.”

Atti 17:24-27
“Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d’uomo; e non è servito dalle mani dell’uomo, come se avesse bisogno di qualcosa; lui, che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa. Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate, e i confini della loro abitazione, affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi.”
Dio ci ha già detto di averci creato per un obiettivo speciale, cioè per considerare la sua creazione e per conoscere Lui personalmente. Click To Tweet

Oltre alla creazione, Dio ci ha dato più evidenza della sua esistenza. L’universo attorno a noi è un modo meraviglioso per scoprire Dio perché ci fa capire la sua potenza, la sua intelligenza, e la sua creatività. Ma c’è ancora un’altra cosa più stabile e duratura che ci parla di Dio. È la sua Parola:

2 Timoteo 3:16
“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia.”

2 Pietro 1.19-21
“Abbiamo inoltre la parola profetica più salda…Sappiate prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura proviene da un’interpretazione personale; infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell’uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo.”

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Isaia 40:7-8
“L’erba si secca, il fiore appassisce quando il soffio del Signore vi passa sopra; certo, il popolo è come l’erba. L’erba si secca, il fiore appassisce, ma la parola del nostro Dio dura per sempre.”

La Bibbia non è soltanto l’opera di uomini antichi. È l’opera del Dio eterno che si è rivelato a tutta l’umanità, antica e moderna. Più comprendiamo la natura dell’universo, più capiamo ciò che la Bibbia c’insegna da migliaia d’anni. Quello che afferma è vero. La scienza conferma sempre di più quello che la Bibbia dichiara. Siamo stati creati in un posto speciale per uno scopo specifico.

J. Warner Wallace è un detective di polizia, Senior Fellow presso il Colson Center per Christian Worldview, e docente di Apologetica presso la Biola University di Los Angeles. È autore di Cold-Case ChristianityGod’s Crime Scene, and Forensic Faith.

Altri articoli in italiano QUI. Traduzione originale QUI.

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Written By

J. Warner Wallace is a Dateline featured cold-case homicide detective, popular national speaker and best-selling author. He continues to consult on cold-case investigations while serving as a Senior Fellow at the Colson Center for Christian Worldview. He is also an Adj. Professor of Christian Apologetics at Talbot School of Theology, Biola University, and a faculty member at Summit Ministries. He holds a BA in Design (from CSULB), an MA in Architecture (from UCLA), and an MA in Theological Studies (from Gateway Seminary).

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