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Esiste La Verità Oggettiva?

Does Objective Truth exist?

Nessuna verità significa che tutto è vero, no?
Ad alcune persone, può sembrare ridicolo dire che la verità non esiste, perché da quando eravamo piccoli, diamo per scontato che la verità esiste realmente. Ma tanti altri non vogliono affermare che c’è una verità oggettiva che è universalmente valida per tutti. Uno dei motivi per questo è perché quando si chiede in giro che cos’è la verità, si sentono tante risposte diverse. Ognuno la pensa al modo suo; nessuno ha ragione e nessuno ha torto. Si suscita anche la questione della tolleranza: com’è possibile essere tolleranti quando si pensa di sapere la verità e gli altri siano sbagliati? Così, tante persone sono giunti alla conclusione che la verità oggettiva non esiste. Se si dice che non c’è niente che sia assolutamente “vero” o “giusto,” si afferma effettivamente che tutto è “vero” e “giusto.” Se nessun’idea o nessuna realtà è esclusivamente vera, bisogna ammettere che tutte le idee, nozioni e concezioni della verità sono ugualmente valide e vere. Ciononostante, c’è qualcosa dentro di noi che confuta questo concetto. Se nessun’idea o nessuna realtà è esclusivamente vera, bisogna ammettere che tutte le idee, nozioni e concezioni della verità sono ugualmente valide e vere. Click To Tweet

Mentre possiamo non essere d’accordo sulla natura della verità al livello spirituale o religioso, è quasi impossibile negare le verità oggettive che esistono al livello fisico e materiale. Nel momento in cui si comincia ad attraverso la strada, le macchine che circolano costituiscono una verità oggettiva. O le macchine esistono o non esistono. Se uno decide di attraverso la strada, deve osservare la situazione e agire in base alla realtà che esiste indipendentemente da lui. Se la strada è piena di macchine che circolano ad alta velocità, la verità che quella persona sarà investita se l’attraversa non può essere vera e falsa allo stesso tempo. Se quella persona inizia ad attraversare la strada proprio davanti a una macchina che corre veloce, non morirà e sopravvivrà allo stesso tempo. Ci sono solo due possibilità che sono tutte e due esclusive: o è possibile attraversare la strada o non è possibile. Se è vero che si può attraversare la strada senza essere investiti da una macchina, non è vero che non si può attraversare la strada. Una di queste realtà ne esclude l’altra.

Per fare un altro esempio, immaginiamoci di fare una passeggiata in un bosco. Ci capita di trovare dei funghi che stanno crescendo vicino a un albero. In questo caso, è possibile che i funghi siano velenosi. È anche possibile che non siano velenosi. Ma non può essere che siano velenosi e non velenosi allo stesso tempo. Se sono velenosi e tu li mangi, ti ammalerai o forse anche morirai. Questa è una realtà che non dipende da te. Se i funghi sono velenosi o se non sono velenosi, questo è un fatto che esiste non a causa delle tue idee ma come una verità oggettiva. Sarebbe assurdo pensare che, anche se i funghi sono velenosi, possiamo mangiarli solo se pensiamo che non lo siano.

L’aspetto della verità che bisogna sottolineare è semplicemente questo: la differenza tra la verità oggettiva e la verità soggettiva è che la verità oggettiva non dipende dal soggetto che la percepisce ma dall’oggetto che possiede determinate caratteristiche. Che i funghi siano velenosi o non velenosi non dipende dalla persona che li vede ma dalla presenza e dall’assenza di veleno. Se i funghi sono velenosi, lo sono indipendentemente dalle nostre idee. Anche se tutte le persone del mondo pensassero che non siano velenosi, questo non cambierebbe per niente il fatto che sono velenosi. Posso credere con tutta la mia forza che non siano velenosi, ma nel momento in cui li mangio, sono nei guai. la differenza tra la verità oggettiva e la verità soggettiva è che la verità oggettiva non dipende dal soggetto che la percepisce ma dall’oggetto che possiede determinate caratteristiche. Click To Tweet

Dall’altra parte, l’idea della verità soggettiva considera la verità come una realtà determinata dal soggetto che la percepisce. In questo caso, la cosa che determina la realtà è la mia idea della realtà. Se la penso così, così è per me. Se tu la pensi diversamente, così è per te. Però, possiamo vedere subito l’assurdità di quest’idea. Due persone che nello stesso momento devono decidere se attraversare la stessa strada o no stanno davanti a una realtà oggettiva. La realtà non può essere diversa in base alle loro idee. Forse una di loro pensa che ci siano delle macchine mentre l’altra pensa che non ci sia nessuna macchina. Ma la realtà della situazione non dipende dalle loro percezioni ma dalla situazione reale della strada. La verità non varia secondo le idee diverse delle due persone. La verità è oggettiva perché esiste indipendente da quelle due persone e sarebbe quella anche se tutte e due la negassero. Si può dire che la verità oggettiva è esclusiva perché esclude tutte le altre possibilità. Se la strada è piena di macchine, questo esclude la possibilità che non ci siano macchine. Se i funghi sono velenosi, questa verità esclude la possibilità che non siano velenosi e che vada bene mangiarli.

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Quest’idea dell’esclusività e dell’oggettività della verità s’applica a Dio?
A questo punto, uno potrebbe rispondere: “Sì, ammetto che ci sono alcune verità oggettive nel mondo. Ma si parla dei fatti, di aspetti fisici e materiali del mondo. È diverso quando si parla di Dio e della verità religiosa.” Per molti che accettano l’idea della verità oggettiva nella maggior parte degli aspetti della vita, la possibilità che esista la verità oggettiva ed esclusiva riguardo alle realtà spirituali e religiose è molto più difficile. Secondo loro, esistono tante “verità” diverse e contrastanti di Dio, esistono tante “vie” per arrivare a Dio, e tutte sono ugualmente valide allo stesso tempo! Ma per noi che vogliamo esaminare attentamente le questioni più importanti della vita, dobbiamo considerare seriamente questo concetto del “pluralismo religioso.”

Prima di tutto, dobbiamo ricordarci che le diverse religioni del mondo non fanno le stesse rivendicazioni sulla natura di Dio e della realtà spirituale. Non è neanche il caso che tutte le religioni contribuiscano qualcosa di unico e di importante al quadro complessivo della realtà spirituale. Ognuno dei sistemi religiosi mondiali fanno asserzioni sulla natura di Dio e sulla vita dopo la morte che sono diametralmente opposte! Le religioni del mondo si contraddicono esplicitamente.

Per esempio, il Buddismo dichiara che non esiste un Dio personale, mentre il Cristianesimo sostiene che Dio è personale. Il Giudaismo considera Gesù solo come un uomo, mentre il Cristianesimo lo ritiene il Messia e Dio incarnato! L’Islam insegna che Gesù non fu crocifisso, mentre nel Cristianesimo, la crocifissione è il centro della fede. Queste idee sono molte diverse tra di loro. Anzi, queste idee sono contraddittorie. Quando i cristiani dicono che Gesù era il Messia e gli ebrei dicono che non lo era, ci si trova di fronte a una questione di verità oggettiva. O Gesù era il Messia o non lo era. Secondo una delle leggi basilari della logica che si chiama la legge del terzo escluso (Tertium non datur), non esiste un’altra possibilità. O Gesù era il Messia o non lo era. O Gesù era Dio nella carne o non lo era. Non poteva essere Dio e non Dio allo stesso tempo. Quindi, non è possibile che sia i cristiani che gli ebrei abbiano ragione. Una di queste due posizioni è vera e una è falsa.

Da questi esempi, dev’essere chiaro che le religioni non possono essere ugualmente valide. Gli insegnamenti delle religioni mondiali sono contraddittori e gli esempi di concordanza tra di essi sono veramente pochi. Se a questo punto qualcuno direbbe: “Ma perché parli solo delle differenze? Forse contano di più le similitudini!” La mia risposta è quest’obiezione è semplicemente questa: perché pensi che le similitudini siano più importanti delle differenze? Se tu avessi un mal di testa e mi chiedessi un antidolorifico, e se io ti dessi due pastiglie che sono uguali in colore, in profumo e in gusto, e ti dicessi che non mi ricordo quale delle due è l’antidolorifico e quale è il cianuro, è ovvio che vorresti sapere con certezza qual è la pastiglia giusta! Se io ti rispondessi di non preoccuparti e che devi semplicemente scegliere una delle due perché ciò che conta di più non è la differenza ma la similitudine, tu capiresti subito la stupidità di una tale risposta. È chiaro che la cosa più importante è la differenza tra le due pastiglie! Anche se hanno tutte e due lo stesso colore, la stessa forma, lo stesso gusto e lo stesso profumo, una ti guarirà mentre l’altra ti ucciderà! È forse possibile dire che tutte le religioni siano sbagliate, ma non è possibile dire che tutte siano ugualmente valide quando tutte dichiarano cose completamente contrarie. Click To Tweet

Per quanto riguarda le religioni, la situazione è simile. Sono le differenze che contano di più. È forse possibile dire che tutte le religioni siano sbagliate, ma non è possibile dire che tutte siano ugualmente valide quando tutte dichiarano cose completamente contrarie. Nonostante questo, è molto comune nella nostra società sentire due idee della natura della verità:

La verità non esiste
Prima, ci sono molti che sostengono che la verità oggettiva non esiste. Qui si tratta della questione “ontologica.” “L’ontologia” ha a che fare che la natura o l’essenza dell’essere. Quest’asserzione è che la natura della verità deriva dalla prospettiva del soggetto. L’essenza della verità dipende dal punto di vista di ogni persona. Ciò che è vero per una persona non è necessariamente vero per un’altra. Tutto dipende dal punto di vista dell’individuo. Tutto è determinato dalla propria prospettiva.

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La verità non può essere conosciuta.
Secondo, ci sono altri che dicono che, anche se la verità oggettiva esistesse, non la si potrebbe sapere con certezza. Qui si tratta della questione “epistemologica.” “L’epistemologia” riguarda la capacità umana di “sapere” qualcosa. Cerca di rispondere alla domanda: come si può sapere la verità se esiste? La rivendicazione di molti è che non possiamo avere nessuna certezza di quello che pensiamo di sapere. Nonostante l’esistenza della verità oggettiva, è impossibile saperla, e quindi bisogna essere sempre scettici o agnostici.

Per tanti filosofi nella storia, il capire la verità è uno scopo irraggiungibile a motivo della natura della verità e della nostra incapacità di comprenderla. Ma dobbiamo considerare più attentamente queste due idee della verità. Dire che la verità non esiste è, in effetti, una dichiarazione della verità. Per dire che la verità oggettiva non esiste, bisogna affermare una verità oggettiva, cioè, la verità oggettiva non esiste. Ma questo si autocontraddice. Se si dice che la verità oggettiva non esiste, o quest’affermazione è oggettivamente vera o no. Se è vera, significa che contraddice se stessa: afferma e nega l’esistenza della verità allo stesso tempo. Ma se non è vera, significa che è falsa! Quindi, se tu mi dici: “Non esiste la verità oggettiva,” io ti chiederò: “È vero quello che hai appena detto?” Se mi rispondi di sì, ti contraddici. Ma se mi rispondi di no, dici in effetti che quello che dici è falso! Forse potresti provare a liberarti da questo dilemma dicendo: “Non dico questo come una verità assoluta, ma solo come la mia opinione.” Ma se si tratta solo della tua opinione, perché dovrei accettarla? Se mi ribatti che non si deve imporre la propria verità ad altre persone, io ti risponderò: “Allora perché stai cercando d’imporre la tua verità a me?”

Per quanto riguarda la seconda concezione della verità, anche qui ci si intrappola in una contraddizione. L’idea che non si può sapere la verità è una verità che si crede di sapere. Per dire che non si può sapere la verità, bisogna almeno sapere che non si può sapere la verità! Di nuovo, questo concetto si autocontraddice. Se tu mi dici che è impossibile sapere la verità, io ti chiederò: “Tu sai questo?” Se mi rispondi di sì, ti contraddici perché affermi di sapere una verità che secondo te, nessuno può sapere! Ma se mi rispondi di no, ti chiederò: “Perché allora sei così convinto che non si può sapere la verità? Se non sai che non si può sapere la verità, perché dici che è impossibile? Perché non consideri le ragioni che io ti do per l’esistenza della verità?” Vedi l’assurdità? Come possiamo sapere che non possiamo sapere? Se la certezza è impossibile, come si può essere certi che la certezza è impossibile?

La verità non è tanto inafferrabile quanto alcuni dicono. La verità è persistente nel modo in cui s’impone a noi. Per negarla, dobbiamo affermarla! Per evitarla, bisogna utilizzarla! Mentre è chiaro che non possiamo sapere tutto ciò che c’è da sapere di una determinata cosa, e mentre abbiamo tutti un punto di vista particolare, questo non significa che non possiamo sapere niente veramente. Non è necessaria una conoscenza esauriente per avere una conoscenza vera. Nel momento in cui ci allontaniamo dal concetto della verità oggettiva conoscibile, finiamo inevitabilmente nella contraddizione e nell’assurdità. Mentre è chiaro che non possiamo sapere tutto ciò che c’è da sapere di una determinata cosa, e mentre abbiamo tutti un punto di vista particolare, questo non significa che non possiamo sapere niente veramente. Click To Tweet

Non tutti adoperano quest’approccio del buon senso alla verità. A volte, anche i filosofi più grandi sono stati molto scettici:

Andre Gide: “Credete a coloro che cercano la verità; dubitate di coloro che la trovano.”

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Molly Ivins: “Io credo che l’ignoranza sia la radice di tutto il male. E anche che nessuno sappia la verità.”

Albert Einstein: “La verità è ciò che supera la prova dell’esperienza.”

Buddha: “Non credete a qualcosa solo perché qualcuno saggio l’ha detto. Non credete a qualcosa solo perché quella credenza è generalmente accettata. Non credete a qualcosa solo perché viene detto nei libri antichi. Non credete a qualcosa solo perché è considerata di avere un’origine divina. Non credete a qualcosa solo perché qualcun altro ci crede. Credete solo a quello che voi stessi esaminate e giudicate come verità.”

Come siamo arrivati qui?
Come siamo arrivati a questo punto dove tanti grandi pensatori dubitano di qualsiasi dichiarazione della verità? Perché la nostra società non vuole fidarsi di niente ma allo stesso tempo vuole abbracciare tutto? Lo scopo di quest’articolo non è quello di fare una lezione della storia della filosofia, ma possiamo sottolineare un fattore particolare. Si dice che il nostro mondo è molto più piccolo di prima. Questo non vuol dire, ovviamente, che le dimensioni fisiche della terra sono diminuite. Significa invece che le società e le culture che prima erano più o meno isolate le une dalle altre, oggi sono molto collegate fra di loro. A causa dei progressi tecnologici e la nostra capacità di comunicare velocemente in tutte le parti del mondo, siamo in contatto con persone che vengono da tutto il mondo. In questo periodo della storia, abbiamo più possibilità d’imparare le lingue, le tradizioni, le filosofie, e le religioni di tutte le altre società del mondo. Così, ci viene da chiedere: qual è la verità? È possibile saperla se esiste? Come possiamo pensare di avere ragione e così escludere tutti gli altri punti di vista del mondo?

È importante ripetere che l’esistenza della pluralità non significa necessariamente il relativismo. Se vado in giro in centro e chiedo a diverse persone qual è la capitale dello stato di Michigan negli Stati Uniti, solo perché sento tante risposte diverse non significa che non ci sia una sola risposta giusta: Lansing. Quindi, bisogna stare attenti a non commettere l’errore in cui confondiamo l’esistenza di diversi punti di vista con l’inesistenza della verità oggettiva. Come nell’esempio precedente, solo perché non siamo d’accordo su qual è la verità non significa che la verità non esista o che non possa essere conosciuta.

Come possiamo sapere la verità?
Come possiamo noi, come individui, sapere se ciò in cui crediamo è vero? Che cos’è la “conoscenza” e qual è il suo rapporto con la “fiducia”? Questa è una questione che i filosofi trattano da sempre. Mentre non tutti sono d’accordo, la definizione di “conoscenza” generalmente accettata è questa:

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La conoscenza è una convinzione vera che è correttamente giustificata.
Che cosa vuol dire questa definizione? È molto importante capirla perché la nostra conoscenza di tutte le cose (anche di questioni spirituali) dipende da questo fatto: se abbiamo convinzioni vere che sono correttamente giustificate. Quindi, esaminiamo questa definizione in maniera più approfondita.

“Convinzione”
Non è possibile “sapere” qualcosa se non si crede a quella cosa. Non posso “sapere” che Dio esiste se non credo che Lui esiste. Quindi, la distinzione comune tra la “conoscenza” e la “fede” è sbagliata. Se io so qualcosa veramente, ho fede che è così. Ma è anche vero che la mia convinzione non basta; è insufficiente. È possibile avere una forte convinzione che è sbagliata. È possibile credere che le cose siano così mentre non lo sono veramente. Le persone che credono a qualcosa di falso possono essere convinte della verità di quella cosa.

Perciò, è anche importante affermare che mentre la convinzione è necessaria alla conoscenza, non è uguale alla conoscenza. Si può credere a qualcosa di falso, ma non si può veramente sapere qualcosa di falso. Si può sapere di una falsità, ma ciò che si sa è che è falso! Per sapere qualcosa veramente, bisogna sapere che è vero. Di conseguenza, non si può sapere che qualcosa è vero se non è vero. In altre parole, possiamo sapere qualcosa solo se non è falso.

“Vera”
Ci piace pensare che sappiamo la verità, ma forse ci troviamo in difficoltà se dobbiamo definire che cosa significa la parola “verità.” Come la si può determinare? Nella storie, diverse teorie sono state proposte che tentano di spiegare come si esamina, come si considera e come si capisce la verità:

La teoria “pragmatica” della verità
La teoria pragmatica della verità sostiene che la verità sia ciò che funziona. Forse abbiamo sentito dire: “Se per te funziona, va bene per te. Ma non funziona per me, quindi non è vero per me.” Questa teoria è stata promulgata nel film di Woody Allen che s’intitola appunto Basta Che Funzioni. All’inizio, un tale approccio alla verità sembra molto pratico. Se un’affermazione non ti funziona, non è vera per te.

Il problema, però, con questa teoria è che non riesce a comprendere tutti gli aspetti della vita. Per esempio, che cosa possiamo dire della morte? La morte non è pratica. La morte non “funziona” per noi nel senso indicato prima. La morte non ci va bene. Eppure, è senz’altro vera. È la realtà che tutti gli esseri umani devono prima o poi affrontare, nonostante i nostri sforzi migliori per evitarla.

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Un altro esempio di come questa teoria non “funziona” è che ci sono tante cose che non sono vere ma sono pratiche ed utili, come una bugia. Una bugia può essere molto utile per liberarmi da qualche situazione spiacevole. Può aiutarmi ad evitare le conseguenze delle mie azioni. Ciononostante, la mia bugia non è vera! Una bugia, per definizione, è falsa! Ma secondo la teoria pragmatica della verità, se la bugia mi è utile, è vera! Perciò, è chiaro che la teoria pragmatica non può essere quella giusta. Secondo la teoria, solo quello che funziona è vero. Ma siccome la teoria non funziona sempre, secondo la sua propria definizione, dev’essere falsa.

La teoria “empiristica” della verità
Secondo la teoria empiristica, la verità è ciò che si può imparare e dimostrare attraverso i cinque sensi fisici. Il fattore principale nel sapere e nel capire la verità è la nostra esperienza. Le persone che vivono secondo questa teoria dicono cose come: “Ci crederò se lo vedo,” oppure “Io so che è così perché l’ho vissuto personalmente!” Mentre questa teoria ci può sembrare convincente, alla fine si dimostra molto problematica.

Prima di tutto, i nostri sensi non ci riportano fatti bruti, ma delle esperienze che dobbiamo interpretare. Una persona può mangiare un’arancia e dire che è dolce, mentre un’altra persona può assaggiare la stessa arancia e dire che è aspra. Chi dice la verità? In tutti e due i casi, le persone dicono quello che hanno imparato attraverso l’uso dei loro sensi, ma la verità è diversa. Se abbiamo solo i nostri sensi per determinare la verità, ma se attraverso le nostre sensazioni arriviamo ad affermazioni della verità completamente contraddittorie, chi può dire di avere ragione?

Un altro problema ancora è che la teoria è troppo riduttiva. Noi sappiamo una gran parte di quello che sappiamo non perché l’abbiamo sperimentata con i nostri sensi. Ci sono tante cose che sappiamo senza poterle giustificare con esperienze dirette. Il noto filosofo William Lane Craig menziona cinque cose di cui abbiamo la conoscenza ma che non possiamo dimostrare con i sensi: la logica e la matematica, le verità metafisiche, le convinzioni morali, i giudizi estetici, e la scienza. Un altro esempio è la storia. Sappiamo tutti che Leonardo da Vinci dipinse la Gioconda. Ma nessuno di noi ha visto Leonardo creare il suo capolavoro. Questo è un fatto che sappiamo, ma non lo sappiamo tramite i nostri cinque sensi. Siamo convinti di questa realtà ma non in base alle nostre sensazioni ed esperienze. Se ragioniamo bene, dobbiamo ammettere che ci sono tante cose che sappiamo non per mezzo dei nostri sensi. Quindi, come teoria della verità, la teoria empiristica fallisce completamente.

La teoria “emotiva” della verità
La teoria emotiva dice che la verità si basa sulle nostre emozioni e sui nostri sentimenti. Secondo questa teoria, quando affermiamo una verità, non affermiamo qualcosa che è realmente vero, ma esprimiamo solo i nostri atteggiamenti emotivi. Anche quest’approccio alla verità è comune, perché ci sono tante persone che dipendono dalle loro emozioni per scoprire la verità di una certa situazione o questione. Secondo questa teoria, non voglio credere a qualcosa non perché sono convinto della sua falsità ma solo perché non mi fa sentire bene.

Come le altre teorie, anche questa è molto difettosa. Quante volte abbiamo dovuto lottare per convincere noi stessi che le nostre emozioni non rispecchiano la verità ma solo lo stress o la stanchezza del giorno? Quante volte, dopo aver dormito bene, ci alziamo con un umore e un punto di vista completamente diversi? Quante volte le nostre emozioni hanno contraddetto ciò che sapevamo che era la verità?

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Abbiamo sentito parlare di (o forse conosciamo) persone che hanno paure irrazionali. Queste paure non sono delle indicazioni giuste della verità. Forse si sa che il modo più sicuro di viaggiare è in aereo, e che molte più persone vengono uccise ogni anno in incidenti stradali che in disastri aerei, eppure si può avere una paura molto più grande di viaggiare in aereo che in macchina. Oppure, ti dico che nel mio portafoglio, ho cento euro. Come ti possono aiutare le tue emozioni per determinare se questo è vero o no? Le tue emozioni non ti possono dire niente della verità di quello che dico. Io conosco personalmente persone che hanno preso delle decisioni solo in base ai loro sentimenti, ma le loro decisioni erano completamente sbagliate e queste persone sono finite nei guai, senza soldi, divorziate, ecc. Questa teoria non è per niente un buon metodo per determinare la verità!

La teoria della “corrispondenza” della verità
La classica definizione della parola “verità” è quella che usiamo tutti i giorni anche inconsapevolmente. Il grande filosofo Aristotele la definì in questo modo: Se si dice, “È così,” ed è così, e se si dice, “Non è così,” e non è così, si dice la verità. Se si dice, “È così,” ma non è così, o se si dice, “Non è così” ma è così, non si dice la verità.  Questo si chiama la “corrispondenza.” In altre parole, un’affermazione è vera solo se corrisponde alla realtà. Per esempio, se io dico che c’è qualcuno in cucina, quest’affermazione è vera solo se c’è veramente qualcuno in cucina. Se c’è qualcuno in cucina, la mia affermazione “corrisponde” alla realtà della situazione. Perciò, è un’affermazione della verità.

A questo punto, bisogna notare che la nostra definizione della “conoscenza” è ancora insufficiente. Proprio come non basta la convinzione di una cosa per avere la conoscenza di quella cosa, non basta neanche che quella cosa sia vera per averne la conoscenza. Perché? Si può credere a qualcosa, e quella cosa può essere vera, ma è ancora possibile non sapere quella cosa. Per esempio, posso immaginare che in questo momento, Brad Pitt sta giocando a golf. Con tanti sforzi, riesco a convincermi che ci stia giocando veramente. Così, credo che in questo momento, Brad Pitt stia giocando a golf. Ora, mettiamo che in questo momento, Brad Pitt sta veramente giocando a golf. In questo caso, ho la convinzione di questo. Inoltre, ciò di cui sono convinto è vero. Ma posso veramente dire che so questo? In questo caso, il problema è che non ho nessuna giustificazione per la mia convinzione. Non posso verificarla. È solo per pura coincidenza che la mia convinzione corrisponde alla realtà della situazione.

Secondo la classica definizione della conoscenza, non ho una vera conoscenza di questo fatto. Per sapere qualcosa veramente, ci dev’essere più della coincidenza. Bisogna che ci sia la prova che la realtà è così. Bisogna avere una giustificazione, un modo per dimostrare che la mia convinzione corrisponde alla realtà. La conoscenza non è solo una convinzione vera, ma è anche una convinzione vera che è correttamente giustificata. Se avessi visto Brad Pitt giocare a golf, la mia conoscenza sarebbe stata correttamente giustificata. Per sapere qualcosa veramente, ci dev’essere più della coincidenza. Bisogna che ci sia la prova che la realtà è così. Bisogna avere una giustificazione, un modo per dimostrare che la mia convinzione corrisponde alla realtà. Click To Tweet

“Correttamente giustificata”
Quale tipo di prova è sufficiente per giustificare correttamente la conoscenza? Vogliamo essere persone razionali e ragionevoli che hanno convinzioni razioni e ragionevoli. Sappiamo che la ragione ci può guidare alla verità. Quindi, la nostra domanda è: che cosa è necessario per avere una giustificazione razionale? Vorrei proporvi un concetto che viene dal sistema legale, ed è quello della “sufficienza probatoria.”

La “sufficienza probatoria” significa che bisogna accettare una nuova credenza solo se l’evidenza che ne conferma la verità supera di gran lunga l’evidenza che conferma la credenza attuale.  Questo è lo standard che dovrebbe esistere in tribunale, anche se la realtà è a volte diversa. Bisogna cominciare con lo presupposto che l’imputato è innocente. Questa è la prima credenza che bisogna avere finché non c’è l’evidenza sufficiente che “supera di gran lunga” quella che indica l’innocenza dell’imputato. Se si verifica questa “sufficienza probatoria,” il tribunale è giustificato nel dichiarare l’imputato “colpevole.”

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È anche importante precisare che la sufficienza dell’evidenza non ha tanto a che fare con la quantità dell’evidenza quanto la qualità dell’evidenza. Per esempio, io potrei avere la vera convinzione che è correttamente giustificata che Brad Pitt ha giocato a golf oggi per una sola ragione: oggi io ho giocato a golf con lui! Quest’unica evidenza, che si basa sulla mia testimonianza oculare, mi sarebbe sufficiente per sapere questo fatto. Ma sarebbe anche vero che potrei avere questa conoscenza anche se non l’avessi visto con i miei occhi. Se Brad Pitt fosse stato via per tre ore, se fosse ritornato con le mazze da golf, se poi avesse ricevuto una telefonata dicendogli che aveva dimenticato i suoi occhiali da sole alla quarta buca del percorso e mi avesse fatto vedere la sua scheda segnapunti, io avrei abbastanza evidenze indiziarie per giustificare correttamente la mia vera convinzione che oggi, Brad Pitt ha giocato a golf. A volte, basta una sola evidenza fisica e diretta (come la testimonianza oculare). In altri casi, servono delle prove indiziarie cumulative che nel loro insieme giustificano la convinzione.

Per riassumere, abbiamo visto che la “conoscenza” consiste in una convinzione vera che è correttamente giustificata. La conoscenza è una credenza che corrisponde alla realtà e che possiede la sufficienza probatoria. In base a tutto questo, dev’essere chiaro che (1) la verità esiste, e (2) si può sapere la verità in maniera sufficiente e giustificata.

La verità biblica della verità
Se la verità oggettiva non esiste, o se non la si può sapere, nessun’affermazione della verità ha valore. Abbiamo considerato la prova filosofica dell’esistenza della verità oggettiva, ma possiamo fare ancora di più. Gesù stesso affermò che la verità esiste e che si può sapere questa verità. Per esempio, il vangelo di Giovanni riporta queste parole di Gesù: Gesù stesso affermò che la verità esiste e che si può sapere questa verità. Click To Tweet

Giovanni 8:31-32
Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: ‘Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi.’”

Giovanni 17:15-19
“Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Santificali nella verità: la tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anch’io ho mandato loro nel mondo. Per loro io santifico me stesso, affinché essi siano santificati nella verità.”

Nella Bibbia, Dio parla anche del fatto che noi siamo inclini a dubitare della verità, persino della verità della verità! Dio non si sorprende di questa nostra tendenza, ma c’invita a riconoscere che la verità oggettiva esiste, anche riguardo a realtà spirituali:

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2 Timoteo 4:2-5
“Predica la parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza. Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole. Ma tu sii vigilante in ogni cosa, sopporta le sofferenze, svolgi il compito di evangelista, adempi fedelmente il tuo servizio.”

1 Tessalonicesi 1:9
“Perché essi stessi raccontano quale sia stata la nostra venuta fra voi, e come vi siete convertiti dagl’idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero.”

3 Giovanni 1-4
“L’anziano al carissimo Gaio, che io amo nella verità. Carissimo, io prego che in ogni cosa tu prosperi e goda buona salute, come prospera l’anima tua. Mi sono rallegrato molto quando sono venuti alcuni fratelli che hanno reso testimonianza della verità che è in te, del modo in cui tu cammini nella verità. Non ho gioia più grande di questa: sapere che i miei figli camminano nella verità.”

Come si vive in un mondo che nega la verità?
Non è raro che nelle aule universitarie, gli studenti cristiani vengono sfidati dai loro professori non credenti. A volte, queste sfide assumono la forma di un attacco ad hominem: il credente viene accusato di essere arrogante, critico e bigotto perché crede di sapere la verità. Come può un credente pensare che la sua verità sia l’unica? Non è più umile e tollerante l’idea che tutti i punti di vista siano ugualmente validi e che spetti a ogni individuo determinare la propria verità?

Abbiamo già visto che un tale concetto è completamente contraddittorio, perché afferma ciò che nega. L’asserzione che la verità oggettiva non esiste è di per sé un’asserzione della verità oggettiva, perché afferma che almeno la frase “la verità oggettiva non esiste” è oggettivamente vera. Si dice in effetti: “È assolutamente vero che la verità assoluta non esiste.” La realtà è che tutti noi sappiamo di vivere in un mondo governato da alcune verità oggettive. Il professore universitario che insegna l’inesistenza della verità oggettiva dimostra di credere nell’esistenza della verità oggettiva quando dice ai suoi studenti di arrivare in orario alla lezione. Questo stesso professore dà ai suoi studenti certi libri che devono leggere per il corso. Gli studenti non sono liberi di scegliere qualsiasi libro che vogliono; devono leggere quelli che il professore ha determinato. Questo stesso professore dà anche degli esami ai suoi studenti. Questi esami fanno domande a cui ci sono risposte giuste e risposte sbagliate. Se la verità oggettiva non esistesse, non sarebbe possibile valutare un esame degli studenti, perché tutte le loro risposte sarebbero ugualmente valide anche se fossero completamente contraddittorie o contrarie alle risposte “giuste.” Non sarebbe possibile dire che, per 2 + 2, la risposta giusta è “4” e che tutte le altre risposte sono sbagliate.

Inoltre, l’esistenza del professore è dovuta a una serie di verità oggettive che si possono trovare nel suo DNA! Il colore dei suoi occhi, il colore dei suoi capelli, il suo sesso e un gran numero di altre caratteristiche fisiche sono stati determinati dalle informazioni oggettive nel suo DNA. Se si chiedesse al professore se lui ha mai sbagliato nella sua vita, la sua risposta sarebbe positiva. Prima o poi, tutti gli esseri umani sbagliano. Ma in un universo privo della verità oggettiva, sarebbe assurdo parlare di “sbagli” o di “errori,” perché non ci sarebbe nessuno standard oggettivo secondo il quale si potrebbero valutare le scelte, le azioni e i comportamenti umani. Non potremmo mai giudicare e condannare le azioni più malvagie come il genocidio, l’abuso sessuale, e la tortura.  Queste cose non sarebbero sbagliate per tutti; spetterebbe a ogni individuo o a ogni società determinare se queste cose devono essere incoraggiate o condannate. Se la verità oggettiva non esistesse, non potremmo neanche migliore o peggiorare. Potremmo solo cambiare.

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È vero che a volte può essere molto difficile determinare qual è la verità. Alcune verità, come 2 + 2 = 4, sono facili da capire. Altre volte, come in questioni morali, la verità non è sempre facilmente compresa. Però, solo perché può essere difficile sapere la verità non significa che non esista. Se Einstein non avesse creduto nella verità oggettiva, avrebbe smesso di fare tutte le sue fatiche scientifiche prima di scoprire la sua teoria della relatività. Ma solo perché questa teoria era molto complessa e difficile non significava che non fosse vera. Significava che ci voleva tanta disciplina e un grande desiderio per scoprirla.

L’importanza del fare le domande giuste
Talvolta, le difficoltà che abbiamo nello scoprire la verità sono dovute al fatto che stiamo facendo le domande sbagliate. Spesso non riusciamo a capire qual è la verità oggettiva di una certa situazione proprio per questo. Ho sentito la storia di un professore che provò a risolvere un dibattito tra un altro professore e un suo studente. Il professore fece una semplice domanda allo studente. Gli chiese: “Se ti facessi vedere un’altissima torre e poi se ti dessi un barometro e ti chiedessi di misurare l’altezza della torre, come lo faresti?” Il professore cercava una risposta specifica, cioè, che si può usare il barometro per misurare la pressione atmosferica all’apice della torre e anche alla sua base e poi calcolare la distanza tra i due punti. Lo studente era molto creativo nella varietà di risposte che propose, ma non trovò la soluzione che il professore voleva. Lo studente riuscì con altri modi a determinare correttamente l’altezza della torre, ma non scoprì la sola soluzione che il professore cercava. Perché? Il professore aveva fatto la domanda giusta ma nel modo sbagliato. Non l’aveva posta in maniera abbastanza specifica per permettere allo studente di trovare la risposta giusta. Di conseguenza, sentì tante possibilità diverse da parte dello studente senza mai sentire quell’unica risposta che voleva.

In modo analogo, anche noi siamo sovente troppo generici nella nostra ricerca della verità. Forse facciamo domande che non sono abbastanza specifiche. Altre volte, facciamo le domande completamente sbagliate! Se iniziamo con domande errate, non possiamo pensare di poter trovare le risposte giuste! Se la questione più grande della vita riguarda come possiamo trovare la felicità, la soddisfazione o un senso di significato nella vita, forse troveremo tanti modi diversi (e alcuni spirituali) per ottenere queste cose. Di solito, le risposte che troviamo ci portano solo delle soddisfazioni temporanee. Ma se questa è la nostra domanda fondamentale, dobbiamo accorgerci che non è abbastanza specifica. È una domanda legittima, ma non è sufficientemente precisa. La felicità e la soddisfazione sono questioni secondarie rispetto a un’altra questione molto più importante: qual è la verità dell’esistenza e del carattere di Dio? Personalmente, a me non interessano tanto la felicità e la soddisfazione, perché nella vita queste cose durano troppo poco. Mi sveglio felice la mattina, ma quando un altro autista che mi taglia la strada, mi ruba la mia felicità. Questo mese sono soddisfatto della mia vita, ma forse nel mese successivo io perderò il lavoro e rimarrò senza soldi. Ciò che m’interessa di più è di trovare qualcosa di solido, di stabile e di duraturo nella mia vita a cui mi posso aggrappare anche nei momenti difficili. Io voglio sapere la verità oggettiva del Dio che esiste veramente, perché questa verità ha un significato infinito ed eterno. Non riguarda solo la mia vita attuale, ma anche ciò che mi succederà dopo la morte e per tutta l’eternità. La felicità e la soddisfazione sono questioni secondarie rispetto a un’altra questione molto più importante: qual è la verità dell’esistenza e del carattere di Dio? Click To Tweet

Ci potrebbe essere una sola vera via?
Siccome la verità non è una questione di preferenza personale o di scelta individuale ma della realtà oggettiva, è confortante sapere che ciò che è vero oggi sarà vero anche domani. Ma c’è un motivo per cui tante persone vogliono negare l’esistenza della verità oggettiva. Gesù disse:

Giovanni 3:19-21
“Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Perché chiunque fa cose malvagie odia la luce e non viene alla luce, affinché le sue opere non siano scoperte; ma chi mette in pratica la verità viene alla luce, affinché le sue opere siano manifestate, perché sono fatte in Dio.”

Anche Gesù dovette affrontare delle persone che non credevano nella verità oggettiva. Queste persone vivono nel mondo sin dall’inizio, anche se ce ne sono più oggi che accettano l’idea del relativismo che nelle generazioni passate.  Ma in Giovanni 14:6, Gesù disse francamente: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” È ingiusto questo? È intollerante o arrogante? Come può essere Dio amorevole quando sembra limitarci a una sola vita per essere salvati?

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Se consideriamo la storia del nostro rapporto con Dio, ci rendiamo conto che in realtà, Lui ci ha dato una grandissima quantità di opportunità! Pensiamo alla storia della Bibbia: abbiamo rifiutato la sua offerta di grazia e di amore nel giardino di Eden in Genesi 3, preferendo vivere secondo i nostri desideri invece dei suoi. La storia d’Israele narrata nell’Antico Testamento è un microcosmo di tutte le nostre vite, perché noi, come loro, sappiamo quali sono i nostri doveri morali nei confronti di Dio, eppure abbiamo scelto tutti noi di disubbidire e di ribellarci a Lui. Come l’apostolo Paolo spiega in Romani 1:20-23, 32:

“Infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché pur avendo conosciuto Dio, non l’hanno glorificato come Dio, né l’hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d’intelligenza si è ottenebrato. Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell’uomo corruttibile…Essi, pur conoscendo che secondo i decreti di Dio quelli che fanno tali cose sono degni di morte, non soltanto le fanno, ma anche approvano chi le commette.”

Qui Paolo parla di ognuno di noi. Nessuno di noi ha mai amato Dio come dev’essere amato. Nessuno di noi ha mai onorato o glorificato Dio come dev’essere onorato e glorificato. Nessuno di noi ubbidisce perfettamente a tutti i suoi comandamenti. Alla luce della nostra colpevolezza davanti a Dio, non dovremmo scandalizzarci che c’è una sola via, Gesù, per essere salvati. Dovremmo essere stupiti che esiste questa via! Di nuovo, Paolo spiega in Romani 3:3-4:

“Che vuol dire infatti se alcuni sono stati increduli? La loro incredulità annullerà la fedeltà di Dio? No di certo! Anzi, sia Dio riconosciuto veritiero e ogni uomo bugiardo, com’è scritto: ‘Affinché tu sia riconosciuto giusto nelle tue parole e trionfi quando sei giudicato.’”

Dio non è obbligato a salvarci. Il fatto che possiamo avere il perdono dei nostri peccati e ottenere la vita eterna è dovuto solamente alla sua grazia e al suo amore. Perciò, non dobbiamo accusare Dio di essere ingiusto. Dobbiamo ringraziarlo con tutto il nostro cuore per averci dato una vita per essere perdonati e dichiarati giusti ai suoi occhi!

Romani 3:23-24
“Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.”

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Se hai ancora delle difficoltà nell’accettare l’idea che c’è un solo vero Dio e una sola via per arrivare a Lui, chiediti perché. Non ti sembra giusto, anche se tu sei colpevole davanti a Dio e sei degno solo del giudizio? È perché vuoi pensare di essere in controllo del tuo destino? Voglio incoraggiarti a pregare Dio e chiedergli di aiutarti a comprendere la verità di chi è e di come si può arrivare a Lui. Dio è misericordioso ed è paziente verso coloro che lo cercano sinceramente. Se non siamo disposti ad accettare il fatto che la verità oggettiva esiste, non cominceremo mai la ricerca che alla fine ci porterà a Dio. Click To Tweet

La vita in mezzo alle menzogne
Ora, dobbiamo vivere diversamente dal mondo in cui ci troviamo. Bisogna accettare la realtà che la verità oggettiva riguardo a Dio esiste. Bisogna veramente cercarla. Se non siamo disposti ad accettare il fatto che la verità oggettiva esiste, non cominceremo mai la ricerca che alla fine ci porterà a Dio. Dobbiamo vivere una vita di verità in mezzo a un mondo di menzogne, un mondo che vuole convincerci che la verità non esiste o che non la si può sapere.

J. Warner Wallace è un detective di polizia, Senior Fellow presso il Colson Center per Christian Worldview, e docente di Apologetica presso la Biola University di Los Angeles. È autore di Cold-Case ChristianityGod’s Crime Scene, and Forensic Faith.

Altri articoli in italiano QUI. Traduzione originale QUI.

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J. Warner Wallace is a Dateline featured cold-case homicide detective, popular national speaker and best-selling author. He continues to consult on cold-case investigations while serving as a Senior Fellow at the Colson Center for Christian Worldview. He is also an Adj. Professor of Christian Apologetics at Talbot School of Theology, Biola University, and a faculty member at Summit Ministries. He holds a BA in Design (from CSULB), an MA in Architecture (from UCLA), and an MA in Theological Studies (from Gateway Seminary).

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